DIAGNOSTICA ECO-COLOR-DOPPLER
NELL'INSUFFICIENZA VENOSA SUPERFICIALE
DEGLI ARTI INFERIORI


L'approccio diagnostico ultrasonografico ha contribuito negli ultimi anni in maniera decisiva alla comprensione di buona parte della fisiopatologia relativa alla malattia varicosa degli arti inferiori. Se è vero che ancora oggi ci sfuggono le cause della varicosi primaria, è pur vero che grazie all'eco-doppler (ED) prima, ed all'eco-color-doppler (ECD) poi, si sono potuti approfondire sempre più congruamente gli aspetti morfologici e soprattutto emodinamici dell'insufficienza venosa superficiale.
La metodica ad ultrasuoni è dunque divenuta il "gold standard" in flebologia, sia nell'ambito delle flebopatie superficiali, che nelle patologie trombotiche e/o da reflusso del circolo venoso profondo. In sostanza lo studio ultrasonografico (ED ed ECD) del paziente affetto da varici ha decisamente modificato attitudini, tecniche e "tattiche" terapeutiche, sulla base delle preziose informazioni che questa metodica è in grado di fornire al trattamento stesso. Non è difatti più ipotizzabile una terapia sclerosante o chirurgica sulle varici, se non in presenza di una sorta di "mappa" ultrasonografica riproduttiva del quadro anatomo-lesionale del paziente.
Già la semplice ecografia B/N ci conforta nel conseguimento di precisazioni topografiche circa gli assi patologici (safenici e non), così come il modulo dopler e/o color doppler possono chiarire con accuratezza i "giochi" flebo-emo-dinamici dell'arto in esame.
Ad esempio si è potuto localizzare con precisione la sede dell'asse della v.grande safena (VGS), rigorosamente contenuto nello sdoppiamento fasciale, profondo rispetto alla cute ("l'occhio safenico" dei cultori della CHIVA), così che le varici visibili di coscia ( e la stragrande maggioranza delle varici di gamba) appaiono ovviamente non di pertinenza dell'asse safenico; tutte le eventuali anomalie di decorso, o atipie anatomiche vengono ugualmente slatentizzate con efficacia (pensiamo a quante safene sane sono state asportate... e viceversa..., in assenza di questo ausilio strumentale…).
Allo stesso modo la giunzione della v.piccola safena (VPS), che nel 15-30% dei casi (secondo le varie casistiche) è situata al di fuori della "tipica" zona poplitea, è facilmente localizzabile e indagabile (ECD), con il riscontro, importante soprattutto per la scleroterapia, di un "pullulare" di rami arteriosi contigui alla stessa VPS.
Nella sede del cavo popliteo l'ECD ci può inoltre rivelare una perforante extrasafenica, coinvolta nella genesi delle varici del territorio della VPS, ma disgiunta dalla crosse della stessa VPS (vedi le recidive frequenti in questo territorio...). Ma di maggior rilievo ai fini di una possibile recidiva è il rilievo di un reflusso sistolico (e cioè in corso di contrazione muscolare) dal circolo profondo verso la VPS: questo depone in genere per una ostacolato drenaggio del circolo profondo, con creazione di uno shunt verso il circolo superficiale, verosimilmente da rispettare nella maggior parte dei casi.
Fra gli ulteriori rilievi ECD divenuti negli ultimi tempi di una certo interesse, perchè in parte misconosciuti in passato, possiamo ricordare: a) la frequente continenza della crosse safenica in pazienti con varici da incontinenza della VGS o VPS, il che può verificarsi anche in un paziente su tre (secondo studi personali e di altri autori); in questi casi si possono evidenziare reflussi extra-giunzionali (pelvico-perineali, da perforanti) o del tronco safenico isolatamente (dalla valvola pre-ostiale, o in sede più periferica), b) la sostanziale assenza di reflusso in molte vv.perforanti (soprattutto di gamba) pur ectasiche, e ciò in virtù di una loro prevalente azione aspirativa ("di rientro") nel circolo profondo, c) la limitata estensione del reflusso lungo la VGS e la VPS, solitamente sana nel tratto distale di gamba, essendo più spesso il reflusso trasmesso verso uno o più rami collaterali safenici di coscia e/o di gamba.
Quale ulteriore apporto dell'ECD, segnaliamo la sua capacità di dirimere i dubbi diagnostici nella stragrande maggioranza dei quadri di varici recidive post-chirurgiche, lasciando alla flebografia spazi sempre minori.
Giova da ultimo ricordare come dal 1989 l'accoppiamento ultrasonologia + scleroterapia sia divenuto una realtà (ecoscleroterapia o ecosclerosi); così l'ECD, già indispensabile per la diagnosi, sta divenendo un vero e proprio strumento terapeutico per la malattia varicosa....
Il messaggio che ci viene da questa tecnologia non invasiva ed affidabile (ci preme sottolineare comunque come la metodica ED ed ECD sia strettamente operatore-dipendente e quindi necessitante di una esperienza ultrasonografica significativa) è chiaro: le varici degli arti inferiori costituiscono un dedalo di estrinsecazioni fisiopatologiche talmente vario e complesso, da richiedere un approccio diagnostico decisamente più attento rispetto al passato. Solo mediante questo percorso conoscitivo è quindi possibile procedere verso un trattamento delle varici safeniche e delle varicosità minori , al fine di ottenere migliori risultati e soprattutto di evitare approssimative terapie...., spesso foriere solo di complicanze e/o insoddisfazioni per il paziente e per il medico...


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